”Costruire la squadra” sarebbe la traduzione di quella che è ormai una prassi anche nelle grandi aziende italiane: di “team building” si parla da tempo, ma a volte si fa ancora confusione e non è ben chiaro a cosa ci si riferisca.
Quindi che cos’è il team building? Un momento dedicato ai dipendenti, con attività ludiche o formative che aiutano le persone a interagire e a migliorare il lavoro di gruppo, in azienda e non solo.
All’interno di una società è utile per creare – appunto – la squadra, un gruppo di lavoro che sia unito e collaborativo. Sentirsi un team migliora il rendimento e crea legami fra le persone, dà la possibilità di conoscersi e rispettarsi per migliorare i rapporti e la comunicazione. È utile anche per gestire lo stress (e affrontare rapidamente i problemi, riuscendo a risolverli) e il tempo, imparando a ottimizzarlo. Ecco a cosa serve il team building.
Quando prevederlo? Il consiglio è pensarlo e organizzarlo quando ci sono dei cambiamenti, anche negativi, in azienda. Il trasferimento della sede, un momento di difficoltà, nuove assunzioni, l’incremento del lavoro. È un’attività che può essere inserita anche all’interno di un evento aziendale o di un meeting; non importa quando né dove, ma è fondamentale coinvolgere i propri dipendenti almeno una volta all’anno con una di queste esperienze. Non esiste un luogo adatto: va bene anche la propria sede, oppure uno spazio all’aperto o un posto particolare fuori dai confini provinciali o nazionali. Può durare qualche ora oppure un fine settimana intero. Si può giocare, insomma, con i tempi e con gli spazi.
Come funziona il team building? Si pensa ad attività specifiche, studiate per la particolarità del caso, dell’occasione e dei partecipanti. È giusto farsi sempre seguire da un professionista (un coach) in grado di fornire le linee guida iniziali e di definire gli obiettivi, valutandone il raggiungimento. È possibile scegliere fra infinite possibilità, a seconda del tempo che si ha a disposizione e del budget: dalla classica caccia la tesoro, al disegno, da un progetto legato alla musica a un corso di cucina. In ogni caso è bene che ci sia un compito e che per eseguirlo si debba lavorare a coppie o in gruppo.